Roberto Marzano


Festival della Parola di Chiavari - 28 maggio 2016  (Foto di Silvia Podestà)
Festival della Parola di Chiavari - 28 maggio 2016 (Foto di Silvia Podestà)

Roberto Marzano, Genova 7 marzo 1959, poeta e narratore “senza cravatta”, chitarrista, didatta e cantautore naif.

Barcollando tra sentimento e visioni, verseggia di vagabondi e di prostitute, di amori folli, di ubriachi e dei quartieri ultrapopolari dov’è vissuto. Meditabondo, si arrabatta tra città arrugginite, bar chiusi, televisori diabolici, supermercati metafisici, parrucchiere, operai, nottambuli… e oggetti inanimati ai quali dà viva voce. Un poetare pregno di originalità e dell’ironia pungente che lo ha già contraddistinto nel campo della canzone d’autore.

Molto applaudite le sue performance tenutesi a Roma, Torino, Milano, Napoli, Bologna, Bari, Trieste, Matera, Modena, Como, Alessandria, Crema, Sanremo, Savona e nella sua Genova: variopinti quadretti dove i versi vanno a incastrarsi nelle corde della chitarra, in un divertente e originale collage di endecasillabi, sberleffi e canzoni scoppiettanti che suscitano, volutamente, sorpresa e ilarità.

E’ presente nella “Poetry Sound Library”, una mappa mondiale dei poeti dai 5 continenti: (https://poetrysoundlibrary.weebly.com/poets.html).

A Genova, tra il 2016 e il 2017, ha organizzato le rassegne poetiche “Binari InVersi” e “Poetando” che con grande successo hanno visto la partecipazione di artisti da tutta l’Italia. Inventatosi l’improbabile casa editrice SiFaPerFarBenEdizioni”, al solo fine di divulgare poesia e altre arti, produce una serie di “Quadernetti Poetici” a tema, con poeti, narratori, pittori, fotografi italiani e stranieri.

Ha preso parte, con vari contributi poetici, al Progetto teatrale “Guarda attra-Verso” tenuto dall’attrice e psicologa Patrizia Camedda per i detenuti della Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno” di Torino.

I suoi versi sono stati tradotti in spagnolo da Carlos Vitale, in francese da Cinzia Calì, in inglese da Monica Luxardo, in genovese da Bruna Pedemonte, in tedesco da Günter Melle e in polacco da Izabella Teresa Kostka.

Come musicista (Roberto Marzano & gli “Ugolotti” e “Small Fair Band”) si è esibito in centinaia di concerti.

 

Ha pubblicato: Extracomunicante. Dov'è finita la poesia? - De Ferrari (Genova, 2012); Senza Orto né Porto - Edizioni di Cantarena - QP (Genova, 2013); Senza Orto né Porto - Bel-Ami Edizioni (Roma, 2013); L'Ultimo Tortellino... e altre storie (racconti) – Matisklo Edizioni (Mallare, 2013); Dialoghi Scaleni – Matisklo Edizioni (Mallare, 2014); Come un Pandoro a Ferragosto (romanzo) - Rogas Edizioni (Roma, 2015); M'illumino di mensole - Matisklo Edizioni (Savona, 2016); Downlove - Paradigma NOUU – Il caso Editore (Cagliari, 2019); Hanno ammazzato il tempo – Paradigma NOUU – Il caso Editore (Cagliari, 2019) .

 

 

 

Ha vinto il Premio Nazionale“ FITEL 2002” - Roma; Premio speciale per l'originalità al Concorso Letterario "Roma in cerca di poesia 2006" - Roma; la III Rassegna Letteraria “Monte Zignano 2008" - Genova; la XXI Edizione Concorso Letterario “Don Lelio Podestà 2010” - Chiavari (Ge); la III Edizione del “Concorso Letterario Bel-Ami 2013” - Napoli; Premio Nazionale di Poesia “La Bormida al Tanaro Sposa 2014” - Mallare (Sv); Concorso “Trieste... Invito alla Poesia 2016” - Trieste; Premio letterario “L’albero di rose 2017” - Accettura (Mt); Concorso fotografico e poetico “La Paura e la Città 2017” - Bologna; Contest letterario Radici, Impulso e Rivoluzione 2018” – Cagliari; Contest letterario “Santander ci salverà 2018” – Cagliari; 1° Premio del Pubblico (2° della Giuria) al "Premio letterario Due Fiumi - Luigi Tribaudino 2019” - Torino"; Concorso “Fiabe per un Sorriso” 2020 - “Associazione Caritas Children Onlus” – Genova; La VI edizione del "Concorso di poesia il Parnaso 2020" (Sezione speciale "Poesia Sperimentale Destrutturalista") – Agrigento. Innumerevoli piazzamenti, “menzioni”, “premi speciali” e “segnalazioni”.

DOWNLOVE - Paradigma NOUU – Il Caso Editore” con la prefazione di Tania Di Malta e la copertina di Davide Marzano.

 

... L’originalità di un testo poetico, nell’era di internet diventa merce rara. Questo sicuramente non si può dire per la poesia di Roberto Marzano. In questa bella silloge dove ci sono testi già pubblicati e parecchi inediti, si ha la sensazione che l’autore viva la poesia come una personalissima riflessione esistenziale, un tuffo di libertà espressiva dove Marzano unisce, come un giocoliere, parole, immagini, slogan e quotidianità. Una predisposizione naturale alla parola affettiva, ironica e malinconica, che mette insieme uno scenario che evoca quello che nel secolo scorso trovavamo nelle suggestive immagini del cinema di Fellini.”

 

 

Tania Di Malta

Dalla prefazione di Stefi Pastori: Come ho già avuto modo di dire in una recensione relativa a “M’illumino di mensole” , il Marzano si conferma Poeta Maiuscolo. Un Poeta Maiuscolo deve partire dai Grandi, parafrasandoli. Un Poeta Maiuscolo e Ironico, anzi, Auto-Ironico deve creare poesia giocando e divertendo i suoi lettori. Giocate allora a riconoscere le ispirate parafrasi annidiate tra i versi della sua silloge poetica HANNO AMMAZZATO IL TEMPO. Come Marzano, divertitevi.
L'azione del divertire va intesa secondo il suo stesso etimo: dal latino divertĕre ‘volgere altrove, deviare’, non solo con il corpo, nel senso dello spazio, da un'altra parte, in luoghi altri dal solito, ma anche con la mente, nel senso di allontanarsi dall'abitudine del quotidiano, dal già detto, dal già fatto. A tale scopo, se la tradizione poetica del romanticismo utilizzava un linguaggio aulico, o quella dei moderni cercava di scardinare l'aulico con accostamenti inusuali (l'ungarettiano immenso che illumina), quella dei contemporanei gioca con le parole grazie a ironia e auto-ironia. In questo atteggiamento, si inserisce il Marzano, già dal titolo della silloge.

Caleidoscopio, montagna russa, giocoleria, che spiazza, diverte, sorprende, interroga, commuove. "Dialoghi scaleni" raccolta di poesie, extra ordinarie, capaci di dare onore letterario ai più invisibili e banali scampoli di vita, attraverso uno stile stravagante e ricercato, divertente e mai banale, frutto di una costruzione attenta e sapiente.

artista poliedrico, dimostrando in entrambe le personalità un'acuta sensibilità e una capacità di vedere nel piccolo, straordinarie meraviglie. Dotato di un'abilità ammirevole nell'utilizzo del materiale verbale, Marzano si serve delle parole come un giocoliere, talvolta come un creatore di fuochi d'artificio, pirotecnici e scoppiettanti, capaci di creare meraviglia…”

 

Paola Pastorelli – Il Secolo XIX

 

Come si riesce ad unire vis irridente a perizia tecnica sostanziata di assonanze che sferzano il ritmo del componimento; di rado si legge un tal mix di originalità contenutistica, ironia e tecnica compositiva negli autori contemporanei…; … Marzano divertente, urticante e tecnicamente competente. Il poeta è solito avvolgere il lettore con una spirale maliosa di immagini ironiche e dissacranti, che come le vere filastrocche cela una verità tutt’altro che rassicurante…

Mary Blinflowers – Poesia Destrutturalista

 

A Roberto Marzano certo non sfugge l'importanza per un poeta di essere anzitutto un buon artigiano della parola, e lui certo lo è: "Sono figlio di un distico / d'infradiciate metafore / particella mutante / sinestesia persistente. // Coniugato all'incerto / di elegie basculanti / sillabeggio beffardo / scavando fosse comuni / zeppe di anafore e accenti / condizionali condanne / al verseggiare perenne / ‘ché l'aggettivo straborda / sopra gerundi ammaestrati". Poiché riesco a immaginare i risultati che potrebbe raggiungere in breve tempo, gli consiglio di avere più fiducia in se stesso, di donarsi, di aprirsi di più. Dico questo perché a volte dà l'impressione di crogiolarsi un poco ( e di nascondersi, anche) dietro la sua bravura.

 Vittorino Curci - La Bottega della poesia di "Repubblica Bari"

 

“… una resistenza testarda, di modelli forti ma, nell’estrema trasparenza del suo dettato, quasi invisibile. La sua voce limpida si confessa col candore di un parlato fluido e avverso alla retorica della modernità, in cui il lettore non potrà rimproverargli un solo attimo di banalità…” “… componimenti ritmati alla maniera di una peripezia, insieme reale e visionaria, attorno alle spoglie dimore di un presente indifferente e cinico. Dalla sua ispirazione folta e veggente emergono ambienti e personaggi che animano la vita di un senso imperscrutabile, lasciando che sia l’umore a percorrerne i versi.“

 

Gian Paolo Grattarola - “Mangialibri”

 

Poeta strabordante, Marzano ci stupisce oltre che per la ripetutamente premiata qualità della sua opera, anche per la quantità delle sue composizioni: il suo ultimo libro M’illumino di Mensole (Matisklo Edizioni, 2016) contiene infatti oltre 150 poesie.”

 

Carlo Marenco – Il Babau

 

L’ironia penetrante – con oscillazioni fra gioco e pensosità, riso e amarezza, parodia e simpatia – è la cifra stilistica dominante dei versi di Roberto Marzano, già nel titolo della sua silloge (Dialoghi scaleni) e in molti titoli interni (Il matto con gli stivali, M’illumino di mensole, La cena delle effe, Downlove, Scemi di zucca ecc.). È una poesia che non disdegna i richiami colti (numerosi e ben riconoscibili) e neppure i temi alti del senso dell’essere e dell’esistere nel mondo (è anche, nel suo genere, poesia filosofica), ma predilige la quotidianità, i personaggi non integrati, la vita popolare e notturna, la carica simbolica degli oggetti minori e trascurati, gli incroci tra realtà e visionarietà. Il tutto governato da competenze tecnico-formali di prim’ordine: i versi liberi e ipermetri si alternano a quelli regolari, dando vita a un originale fraseggio, che ora riproduce i ritmi interni del pensiero e del sentimento, ora asseconda le cadenze di un dialogo proteso verso ogni possibile compagno d’avventura.”.

 

Motivazione della vittoria del premio “La Bormida al Tanaro sposa”

 

Maestro di calembour, Roberto gioca con le parole, sono per lui cubetti di colore rosso conserva, grigio muffa, blu notte, verde cavolo, che divide e accoppia, dando vita a nuovi significati, sorprendendo e disattendendo continuamente.”

 

Francesca Lavinia Ferrari - Bibbia d’Asfalto

 

Un poeta senza arte né parte è come un ligure senza orto né porto: sperduto, spazzato dal vento di grecale. Cifra della scrittura di Roberto Marzano, poeta e ligure, è infatti il trauma della non appartenenza, dello straniamento, dell’esilio di una vita liminare nella periferia levantina, dove vicende semplici, inanellandosi, compongono la ghirlanda pallida della nostra esistenza.”

Laura Di Marco – Diwali Rivista Contaminata

 

“… gli oggetti e le persone su cui si posa lo sguardo di Marzano sono come fatti a pezzi, scarnificati, dissezionati con perizia in cerca di un nocciolo di senso all’interno della loro polpa. I versi di Marzano assumono così un sapore di divertita apocalisse, tra i giochi di parole e di suoni con cui sono intessute queste visioni surreali, terribili e divertenti, in un continuo movimento analogico stridente e straripante. … Le molte voci di Marzano trovano forse nella poesia un mezzo attorno cui radunarsi e quasi coagularsi in immagini dense, variopinte e inaspettate. La poesia di Marzano si nutre del mondo circostante, di situazioni e luoghi quotidiani, di brandelli di vita di tutti i giorni, portando questi frammenti di realtà sull’orlo di una deflagrazione di parole e immagini...”

 

Ivan Campedelli – RivistaUnaSpecie!

 

“… data la musicalità e il ritmo delle sue parole, che paiono intrecciate in magiche strocche e stornelli. Forse farò un torto all’autore, che ama declinare onorificenze e blasoni (soprattutto le cravatte!), ma mi si permetta di dire che davanti a Marzano si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un maestro. Uno di quegli ultimi maestri artisti/artefici/artigiani che affascinano i propri apprendisti, li tengono incollati al proprio sentire e li fanno ritornare ancora e ancora alle loro botteghe. A nostro parere aggiungere altro potrebbe risultare pleonastico...”

 

Gianluca Conte - Linea Carsica

 

Un Poeta Maiuscolo e Ironico, anzi, Auto-Ironico deve creare poesia giocando e divertendo i suoi lettori.”

Stefi Pastori Gloss - Leggo libri, faccio cose

 

Chi ha la fortuna di conoscere personalmente Roberto Marzano, di aver assistito ad una sua performance, sa bene quanto il suo modo di scrivere derivi dal suo modo di stare su un palco e viceversa: accompagnato dalla fedele chitarra, con un tono sempre a cavallo tra il surreale, il beffardo e il pensieroso. Marzano riprende e continua il filone di altri poeti “non laureati” liguri, ma aggiungendoci l’ironia ed il punto di vista disincantato sulle cose che solo un poeta-bidello (non un accademico quindi, e neppure uno studioso) può permettersi.”

 

Francesco Vico – Matisklo Edizioni

 

“… poesie dal ritmo incalzante, surreali sempre in bilico tra l'ironia che si trasforma in freddura e la denuncia sociale esplicita o sottintesa. Alcune immagini sono crude e rimandano all'ombra di junghiana memoria. Alcune liriche descrivono il male di vivere in modo originale…”

 

Karoline Borelli – Scrivere allo specchio

 

Dopo abbiamo avuto il piacere di ascoltare la chitarra e le poesie di Roberto Marzanoche si autodefinisce bidello giulivo: questo fa di professione, ma per diletto e passione gioca con le parole e le note, in una maniera inaspettata e divertente, a tratti irriverente. L’ecletticità di Roberto non può essere raccontata, ne’ le sue poesie descritte, bisogna ascoltarle e godere dei giochi di parole e delle allitterazioni che tolgono e danno significato allo stesso tempo.”

Tiziana Graziano - In Velva Litterae: ai margini’

 

“… la tua poesia è musica, leggerezza, ironia. Sei sempre più bravo. Leggo tante poesie ma le tue hanno una brillantezza e una levità che restituiscono piacevolezza, anche quando trattano temi non proprio leggeri. Credo tu sia nato per essere poeta.”

 

Lorella Finocchiaro - Poeta e scrittrice

 


Una fantastica recensione di Stefi Pastori: 

 https://leggolibrifacciocose.blogspot.com/2017/10/millumino-di-mensole.html


PAROLE ALLO SBANDO

 

Parole stanche, allo sbando

abbandonate alla nebbia

per noncuranza fraintese

vengon distorte, storpiate

mutate in tronche da piane

lasciate nude all’inverno

prive di acqua e di pane

fino a scordarsi chi sono…

 

Bendati gli occhi e la bocca

son bastonate con gusto

spinte alle spalle nel vuoto

senza pietà né rimpianto

gettate in pasto a dei porci

che le rimettono intere

(le perle sono indigeste

 a chi non vuole sentire)…

https://lapresenzadierato.com/2017/08/05/premio-letterario-lalbero-di-rose-ii-edizione-vincitori-menzionati-e-segnalati/


Fotografia di Rosa Maria Puglisi

SALI & TABACCHI

 

Sali da me, se ora vuoi vedere

la nuova collezione di fandonie

far roteare la trottola di latta

in bilico alla mensola precaria

con aria di ostentata indifferenza

regala brividi in vortici bollenti.

 

Il vasto assortimento d’aria fritta

è a tua disposizione, fata del fato

è complicato, ma il tempo basta e avanza

per tenderci un agguato e catturarci.

 

Mentre ti offro un’ultima marlbòro

dimmi del caldo che non ti lascia scampo

apri un bottone, scompigliati i capelli

e d’improvviso ammaliami con gli occhi.

 

Dopo, sarà tutto fiori e rose

petali con stami a impollinarsi

cibo soave per passeri festanti

il tuo profumo, fame e tormento

e l’ombra di arabeschi sul soffitto

domani, a risvegliarci aggrovigliati.


SON TORNATE A FIORIRE LE RONDINI

 

Son tornate a fiorire le rondini

sui davanzali sospesi al disordine

bruni grappoli, frecce che esplodono

di pazzia vorticando nei baratri

scapestrate ragazze in un turbine ellittico

a sfiorarsi l’un l’altra gioiendosi addosso

infaticabile azzurro, traiettorie impossibili

in un volo infinito da Indianapolis a Disneyland...


SOTTO I PALAZZI

 

Passerà anche questa domenica

che si giustiziano i passeri per noia

bui cuscini soffocati d’incoscienza

pieni di carta vetro, morsi di cani.

 

Sotto i palazzi perdon fiato e sangue

scatole schiacciate nella pattumiera

la rabbia nera stridula di strega

sparge il suo sale sulle code basse.

Vincitrice del Concorso fotografico e poetico “La Paura e la Città 2017” - Bologna


SENZA FAR DRAMMI

 

Amore, amor perduto, non è cosa

lasciami naufragar tra questi flutti

mentre beccheggio esausto a pelo d’acqua

nel buio mar di cocci alla risacca

lanciami pure un sasso, fa’ ch’io affoghi

muto e cianotico, ormai senza più aria.

 

Amore, non amor, di carta zuppa

fracassa ora il mio cranio sulle chiglie

mi assaliranno alghe le narici

una vertigine, spezzerà la schiena stanca

fantoccio spento nel rollìo della corrente

e poi più niente

sbatacchierò qua e là

senza far drammi…

NON MI DISTURBA

 

Non mi disturba la voce che ciancia tediosa

luoghi comuni e fregnacce senza dubbi o incertezze

di saputelli indigesti, tono da Dio sceso in terra,

dalla molestia incalzante, neanche un po’ mi disturba…

 

E non provo fastidio per il fetore di corpi

flatulenti e indisposti a deodoranti e saponi

il loro fiato fognario, che mi alita in faccia

oh “porca zozza”, neanche ciò m’importuna…

 

E nemmeno mi scoccia l’avere piantato

tra il costato e un polmone un gomito acuto

né il martello sfuggito di mano allo sciocco

per piombarmi sul piede dopo che sul ginocchio

le ricette non chieste, non mi danno la nausea

le oltremodo verbose indicazioni stradali

la TV che ci sbrana, i poeti prolissi

la musica stupida, il vostro vuoto abissale

no, non mi fanno star male…

 

Neanche un po' poi mi turba se tracima il Po

il tuo sorriso da fata, il soffritto che brucia

lo sbarco su Marte, il blues e il jazz-rock

non mi smuove il lamento dei malati d’amore

non mi toccano fame, terremoti, naufragi

bombe addosso ai bambini, ingiustizie e soprusi

né un governo di merde che la folla disperde

con manganelli al contrario del buon senso comune.

 

L’unica cosa che mi disturba, è che son qui sul divano

 e nessun si sia accorto... che son bello che morto.

 L’ironia penetrante – con oscillazioni fra gioco e pensosità, riso e amarezza, parodia e simpatia – è la cifra stilistica dominante dei versi di Roberto Marzano, già nel titolo della sua silloge (Dialoghi scaleni) e in molti titoli interni (Il matto con gli stivali, M’illumino di mensole, La cena delle effe, Downlove, Scemi di zucca ecc.). È una poesia che non disdegna i richiami colti (numerosi e ben riconoscibili) e neppure i temi alti del senso dell’essere e dell’esistere nel mondo (è anche, nel suo genere, poesia filosofica), ma predilige la quotidianità, i personaggi non integrati, la vita popolare e notturna, la carica simbolica degli oggetti minori e trascurati, gli incroci tra realtà e visionarietà. Il tutto governato da competenze tecnico-formali di prim’ordine: i versi liberi e ipermetri si alternano a quelli regolari, dando vita a un originale fraseggio, che ora riproduce i ritmi interni del pensiero e del sentimento, ora asseconda le cadenze di un dialogo proteso verso ogni possibile compagno d’avventura.”.

LA SFILATA

 

Sul grato “prato verde” Jacques osservava

lenti sfilare quasi come nulla fosse

un traduttore d’algebra e un professore simultaneo

un prosciutto strappalacrime e un poeta di Parma

un medico di bocca buona e un gigolò geriatrico

un controllore d’operetta e un cantante di tram

un avvocato premestruale e una sindrome del diavolo

una puttana d’assalto e un granatiere senza figli

una suora a buon prezzo e un coiffeur di clausura

una madonna impenitente e un blasfemo immacolato

un collezionista de femmes e un tombeur di farfalle

due dita di minorenni e un seduttore di Marsala

un cacciatore di coca e uno sniffatore di cinghiali

un mendicante da torcere e un filo d’affetto

un reggiseno calabrese e un capomastro imbottito

un corriere con lo schiocco e un bacio della sera

una mosca sciroppata e una pesca tediosa

una strega al ragù e un tortellino al rogo

un giornalista irresponsabile e un padre lecca culo

 una lampadina illusa, una vita bruciata...

COSA SOGNAVO QUAND’ERO BAMBINO

 

Cosa sognavo quand’ero bambino?

Cavallucci di mare con pistole al galoppo

della frusta lo schiocco che i leoni domava

e la strada scorreva, mi chiamava per nome

se giocavo agli indiani sulle rocce nel sole…

 

Or che solo per gioco bambino lo sono

dondolo sul cavalluccio, sulla strada che schiocca

e mi chiaman Leone, ma di mare, e mi basta

mentre frusto le rocce al galoppo pian piano

 le pistole disprezzo, perciò faccio l’indiano… 

Foto di Deborah Dal Canto - Lisbona 2016
Foto di Deborah Dal Canto - Lisbona 2016

Pozzanghere

 

 

La notte ti ha lasciata al capolinea

stretta nel tuo soprabito da fuga

d'amaro in bocca che non ha avuto baci

in questa fredda, scompaginata estate

sgualcita sul sedile a viti lente

cerchi nel buio il fuoco che s'è spento

di pece densa inutili pozzanghere

bruciano cicatrici e noncuranza

sarà capace l'alba a dare pace

al tuo tormento che non ha fermata?

saprà il tuo letto leggerti la mano

e infine addormentarti dolcemente?

 



http://www.matiskloedizioni.com/milluminodimensole/

http://rogasedizioni.com/collana-bandini/

http://www.baedizioni.it/prodotto/senza-orto-ne-porto-di-roberto-marzano/

http://www.matiskloedizioni.com/dialoghiscaleni/

http://www.matiskloedizioni.com/lultimotortellinoealtrestorie/

http://www.ibs.it/code/9788864053318/marzano-roberto/extracomunicante-dov-finita.html

A MALAPENA CAPISCO


A malapena comprendo

di accontentarmi d'un sogno

attraversato dal traffico

di aperitivi amaranto

e di demoni appesi

a un ombrello ubriaco

il cicaleccio dei clacson

folla in fretta di niente

corde tese ai tranvai

incollati alla bocca

ed il fiato che abbaia

il clamore dei taxi

non disperde l'urgenza

di cercarti e rapirci

se a malapena capisco

la mia faccia slacciata

sfilacciata di scarpa

che sta galla nel buio

della gola trafitta

da un semaforo rotto... 

SE IL SOLE SAPESSE

 

Se solo il sole sapesse

districare le notti perdute

in grovigli di abiti in tralcio

darsi pena d'attendere ignaro

la campana e la tuba dorate

ed i turbini azzurri traditi

frantumati in luci divelte

da sospiri di fiati comuni

e le unghie a cercare l'ascesa

sulle creste dei monti di paglia

come in stanze di lune traverse

conficcate di sbieco ai soffitti...

 

 

POLVERE


Ne ho levata di polvere e tosse

da piastrelle corrotte di giada

crudi artigli di bruma infilzati

grige notti in apnee senza fondo

ne ho spalata di cenere e afa

schiena storpia a libri e rimpianti

spalle nude al graffiare del vento

mondo guasto di griglie e di grate

sulle dita in malfermo equilibrio

tetti in fiamme ingobbiti di freddo

in soffitte vetuste rifugio di ragni

che tramavano scie sottili di soffio

tenui tracce di luce, celeste speranza.


PRAMA IAGA

 

Giosfendi l’acutil di prama iaga

al fan disinghirisci estemio bila

di cod m’abinzerebbe cana e dola

per chicchiricchichì solvata faga.

 

Ma sal tafful da mila artrito taro

il brome sfinticchiato al crano bielo

minticchia di giassandri in fanio crolo

asprìdi abolibianti al pandiscaro.

 

Fiti ravidi scenti in cortemilio

bonda la fintinata anfredo vila

cespa del postilante al pristo fanto

sbreda conticolar sul trebeo ponto

dreido azumi van sfantata nala

 se il bromopilo franda al pendicilio...

 

                    Quadro di Yuki Azuma

PENSIERI FISSI


Lenir come vorrei tale tormento

sonagli rotti pendulano in testa

le litanie di voci di fantasmi

ripetono fa' presto, datti un taglio...


Tra poco arriverà il Dottor Ampère

il suo folle voltaggio schioda-cervello

mi precipiterà ben ben più in basso

di dove sono adesso e tanto soffro

i lacci stretti ai polsi, alle caviglie

sbocco a un mondo immaginario

di fate con sei braccia, occhi di lupo

edera perniciosa m'aggroviglia

immobile sul letto, sul soffitto

aghi ritorti che m'accarezzano

i capelli sudati e gli argomenti

dei soliti miei pensieri fissi...

Illustrazione di Giulia Bragalone

http://www.matiskloedizioni.com/dialoghiscaleni/index.html. I proventi del mio nuovo eBook "Dialoghi Scaleni" li devolverò interamente all'"Associazione Massoero 2000 Onlus" di Genova, che si occupa di persone senza dimora. Così oltre che a gustare le mie poesie potrai fare una buona azione... Il libro è arricchito dalla prefazione di Mariella Mulas e dalle splendide opere visive di Giulia Bragalone, Emanuele Dello Strologo, Angelo Gualco, Aurora Maletik, Davide Marzano (autore anche della copertina), Mario Morales Molfino, Alfonso Nacchia, Sergio Ponsano e Alessio Ursida... 

Bari, 28 agosto 2016 - Festival Internazionale dei Poeti Rivoluzionari
Bari, 28 agosto 2016 - Festival Internazionale dei Poeti Rivoluzionari

Poesie, racconti e altre cose...

Roma, 14 dicembre 2014
Roma, 14 dicembre 2014

LA MELANZANA INNAMORATA


Prendimi, strizzami

scompigliami il peduncolo

vìola il mio corpo viòla

col tuo pugnale adunco

affettami, trafiggimi

intrugliami con l'aglio

riducimi in cubetti

confondimi il cervello

e, dopo, aspergimi

di sale

di prezzemolo

spadellami nell'olio

sfrigolerò d'amore

io, solanacea timida

dei tuoi occhi cotta

oserei dir... son fritta!

se non fosse che per te

io me ne muoio...


Tratta da “Senza Orto Né Porto” - Bel-Ami Edizioni 2013


http://www.baedizioni.it/prodotto/senza-orto-ne-porto-di-roberto-marzano/


Finissage mostra "Marilyn&Merini" - Genova 5 gennaio 2015
Finissage mostra "Marilyn&Merini" - Genova 5 gennaio 2015

CAMERE OSCURE


In preda al disordine, alla costernazione

spiegavo la nebbia ai privi di vista

ai tavoli inclinati dei bar di terza fila

dai flipper assordanti di luci fioche...

Bambole d’organza tribolano immobili

su copriletti ocra in finta seta

in piccole camere oscure appese a un filo

su nuove strade sei piani più in basso...


Bicchierini d’anice disincrostano accidia

ferraglia rugginosa china al tormento

calendari ingialliti da fiati grevi

gemme d’ambra corrose dal lamento

di vecchie credenze impiallacciate

infestate da fantasmi in carta crespa

con le puntine agli occhi, allo sprofondo

in cassetti pregni di pece greca...


LA PRESA DELLA PASTIGLIA


In attesa della metro alla fermata d'uomo

tutto d'un pezzo di ricambio d'aria

di non averci capito un bel niente

da dichiarare la mia estraneità ai

fatti una canna da pesca sciroppata

la conferenza dei servizi igienici chiusi

per lavaggio del cervello fritto in olio extra

vergine Maria proteggi i miei figli della lupara

bianca neve e i sette vizi capitali investiti

da una valanga di stronza te e tutti i tuoi

cari amici vicini e lontani, buonasera!”


E se poi dicevi tanto per dire, fare, lettera

d'amore senza fine della corsa coi sacchi

di cemento a presa della pastiglia dei freni

inibitori del sistema para “simpatico il tuo amico”

degli “amici miei” prodi all'attacco della Sinfonia

Patetica la tua figura di riferimento

puramente casuale coincidenza con il diretto

da Zubin Mehta obbligatoria per chi

mi ama mi segua subito quell'auto scatto

alla risposta esatta! Allegria, allegria!


M'ILLUMINO DI MENSOLE


M'illumino di mensole

- il sole non mi basta -

degli scaffali densi

di tomi tosti esposti

a polvere di occhi

che li hanno divorati

in ore di abbandono

a cuore palpitante

di mensole m'illumino

dei dorsi rossi e gialli

affastellati in file

dall'equilibrio incerto

e nell'angolo più bello

lampeggiano i più amati...


IL TUTTO


Di strofa in strofa, d'apostrofo in “a capo”

affamato di lunghi periodi dilaganti

per righe e più righe senza fiato o quiete

dove una virgola in più o in meno, nel caso

può cambiare direzione, senso e indirizzo

così come un punto può concludere il tutto...


La pianura sterminata di neve

non distingue né colma le distanze

batte il mio cuore pazzo dirimpetto

nel respiro bollente di fiati affiatati

che divorano a morsi vivi la nebbia

vapore di sospiri colti a mani colme

maniglie dorate delle porte del paradiso

raccolgon lo stupore, il brillio degli occhi

sotto le coperte complici di pelle

dove le notti sfrigolano d'immenso

incendiando labbra tese, bocche disciolte

ad esplorarsi in esplosioni d'infinito...


AVREI VOLUTO


Avrei voluto essere semplice e anch'io dire

solo di soli, tramonti e tormenti

ma che colpa ne ho se i miei poveri sogni

stentano a districarsi da istrici eccitabili

che mi bucano l'ampolla dell'immaginazione

impiastricciando i marciapiedi di appiccicume

e cumuli di stelle di carta in fiamme affastellati

sopra i cieli purpurei invasi da scie misteriose

a dirottare gli auspici di meraviglia attesa

d'ingarbugliati lamenti di pugni sottintesi

respiri alle mie spalle innocenti gravate

da una grandine pesante di male parole

a moltiplicarmi baffi e indifferenza

alla forfora allappata dei saggi cittadini

fumo nero di copertoni che bruciano

lungo le strade in salita crepitando...


IL CONGUAGLIO


E' stato proprio il conguaglio dell’acqua

a farci annegare la vita

a infradiciare il nostro povero amore

a renderci naufraghi tra le bollette

le nocche nervose dei creditori insistenti

alla porta segnata da gragnuole di pugni

con noi dietro muti senza emettere un fiato

confidando sulla loro stanchezza.


A nulla è servito barcamenarsi

tra gli sconti e le offerte sempre più audaci

dei supermercati in guerra perenne

per ottimizzare il costo del lavoro

licenziati in tronco da una crisi bastarda

tranciati da un taglio che ci ha mozzato la testa

ora siam qui di fronte alla finestra

indecisi se aprirla e buttarci nel vuoto

o chiuderla bene ed aprire il fornello

trovando nel gas un qualche rimedio

ma facciamolo subito

prima che taglino anche quello...


IL CRISANTEMO DI PLASTICA


Dura in eterno e non stinge al sole

il gretto omaggio alla vita sepolta

crisantemo bianco di plastica secca

occhieggia squallido, nudo alla polvere

disteso obliquo nel vaso senz'acqua...


Ma il turno tuo verrà prima o dopo

e di certo non ti sarà ripagata

neanche la stessa vile moneta

se così stretto d'animo hai vissuto

sempre un passo indietro almeno

freddi sorrisi e mano già morta

ricoperta di muschio e di brina

nell'aprire le grinze del piccolo cuore

all'improbabile tuo nuovo amico...


PROTESO ALL’INFINITO


Trapassati a miglior coniugazione

gerundi futuribili subordinati a soggetti

che pur sovrabbondanti appaion difettivi

quando si tratta di far nomi e pronomi.


Dire non si può che nel loro passato

vi sia stata mai congiunzione copulante

magari aggettivata con dittonghi eufonici

come del resto, l’endecasillabo sta a tempo

senza tanti complementi sottintesi

con iati intransitivi e un participio

proteso, lui per sempre, all’infinito...

Genova, luglio '14
Genova, luglio '14

 

SOLO COME UN CAMION

 

Solo come un camion abbandonato

alla pioggia di ghiaia in un piazzale

dove brucian copertoni logorati

se all'uso talvolta servo da alcova

bolide del sesso spinto a pagamento

nella cuccetta rattrappita in finta pelle

con i segni di destini migliori di questo

poster sbiaditi delle vamp anni settanta

eroine osé V.M. 18 o motociclisti in piega

avvinghiati in curve basse al cardiopalmo

Giacomo Agostini romba nello specchio

senza più né targhe né pomo del cambio

e l'adesivo col nome suo "M-I-M-M-O"

con la voglia ancora di viaggiare interrotta

a trentanni appena senza tanti pentimenti

spinterogeno andato di traverso alla frizione

sempre lo stesso disco lasciato lì a morire

soppiantato da un Volvo FH rosso fuoco

che sfreccia irriverente alla dogana di Brogeda

air conditioned, Turbodiesel, servo freno

520 cavalli ottusi che mi sgroppano addosso

sui reumatismi del mio pignone che piange

sconsolato nel posteggio delle puttane

senza più scopo né retromarcia alcuna...

http://www.baedizioni.it/prodotto/senza-orto-ne-porto-di-roberto-marzano/
http://www.baedizioni.it/prodotto/senza-orto-ne-porto-di-roberto-marzano/

DOWNLOVE


Ti prego taggami

lungo la schiena un browser

copia ed incollami

i file tuoi nell’anima

tesoro mio modificami

sarò il tuo umile server

il tuo disco fisso

la perdizione in bluetooth

piccolo mouse che non fugge

sta connesso ed anela

a loggare i tuoi giga

ammorbidendo il firewall...


Ma il downlove non si avvia

non resettarmi la ram

forse il software è obsoleto

s’imporrebbe un upload

ma amor mio mi accontento

di un pdf anche piccolo

un media player d’annata

un viaggio su google earth

basta che tu mi dia

la tua mail od un brivido

un sorriso zippato

e che clicchi “mi piace”

condivida il mio post

ma fa presto se no

mi si arresta il sistema

e davvero non so

se poi mi riavvierò…


SPARAMI QUI


Sparami qui

tra l'epicardio e il ventricolo

farò un tonfo nell'angolo

non esitare, fai “pum”!

E scaglia bene

la palla con cura e metodo

prendi la mira e rimembra

gli allenamenti al poligono...

Ma stai attento

non frantumarmi il malleolo

è doloroso e antiestetico

un condannato che zoppica

e non ferirmi all'orecchio

sii bravo e fammi secco

veniamo presto all'epilogo

levami il tappo dall'anima...

Io ti capisco

stai obbedendo ad un ordine

ma è solo un gesto meccanico

non è da ansia né panico...

Crivellami un po'

fammi in poltiglia il cervello

tra le sterpaglie sopprimimi

annichiliscimi il battito

non soffriremo più.

E non ti affliggere

se tra di noi non c'è dialogo

in tal frangente è pacifico

mandami pure al diavolo

e finiamola, qui...


NON DISSIMILI


La ridondanza servile di subalterni supini

allungati zerbini di polvere e bava

sotto scarpe notabili vere o presunte

l'inchino molesto, il cedere il passo

la deferenza untuosa, il sorriso affettato

miagolante l'annuire ad ogni idiozia

lo sguardo che supplica di baciar quelle mani

mi dà il voltastomaco mi fa uscire dai gangheri

lo slinguazzare ampolloso culi non dissimili

ma riparati da giacche impiccate a cravatte

culi che quasi non credono possano fare

la cacca marrone proprio come la loro!


CAPITOMBOLI


Ricapitolando i capitomboli

raggomitolati in gorgoglii ansimanti

disposto a tutto l'immaginabile altrove

coibentato dal fracasso malsano

dirottavo semafori a mio capriccio

su luci purpuree o blu di cobalto

provocando storcimenti di nasi perplessi

genuflessi e irrisi dalle giravolte carnali

antiestetiche antitesi della decenza...


L'ULTIMA ECLISSI


E' dall'ultima eclissi luce di carta zucchero

che mi sento diverso, disarmato agli specchi...

Soggiogato dall'effluvio soave dell'elicriso

vedevo una chiara madonnina irradiare

lampi di paradiso che scalzavan gli occhi

mentre a mezz'aria lentamente sfilava

il suo dolce sorriso ammutoliva l'eclissi

la rendeva banale, già vista

come banali sono i fiori o la pioggia

o lo sciocco alternarsi del giorno e la notte...


IL MATTO CON GLI STIVALI


Fosse solo per quelli ed il fango

ormeggiante sfacciato sull'impiantito

le mani sozze che lasciano impronte

unte e bisunte sulle cose, sui mobili

o per i vapori putridi d'ascella fetente

la tosse grassa che sfoga scaracchi

e i rutti acidi di mal digestione...

Ma è ben altra cosa da dover sopportare

il priapismo perenne che offende

il tradizionale comune buon gusto

l'azzardo molesto e l'ovvio imbarazzo

del suo accostarsi alle spalle furtivo

in tripli salti mortali dell'eloquenza

srotolatasi da una lingua a sei punte

in versi osceni come petardi

deflagrati in bassi solai senza sole

di case ammobiliate malamente

dove lo stivale sporco o pulito

non ha alcun senso o importanza

per inquilini che appendono mogli

molli in vestaglia di rosea flanella

nella corrente di un w.c. che ribolle

delle visioni di un folle a piedi nudi

solo e perduto in strade come roveti

dove si sta

come d'estate

le uova strapazzate!

Davide Marzano - da "Dialoghi Scaleni"
Davide Marzano - da "Dialoghi Scaleni"

BAR CHIUSI

 

Bar chiusi per pura cattiveria

sotto i portici lasciano testimoni mute

saracinesche ferree a maglie strette

cigolare al vento di palude.

 

Risuona l'eco del tintinnio al bancone

dell'incontrarsi dei bordi dei discorsi

non più inespressi di non dati baci

in cocktail gai di cordialità diffusa...

 

Non resta altro nella sera piovosa

che smanacciare citofoni a caso

luminosi asterischi di esistenze a resa

per scappare dalla nostalgia che assale

certi cuori-occhi di chiocciola socchiusi...

 

BAÜHAUS

 

Confidavo sul mio talento cristallino

era nel destino che mi avrebbero notato

restato non sarei quel più di tanto

a mettere puntini sulle “i” dimenticati

da cronisti distratti dall'ansia frettolosa

di mandare il pezzo, di chiudere il giornale...

La zelante puntualità del mio lavoro

fu convocata presto dall'esimio Direttore

l'importanza della Germania in questo momento:

das Fraülein Merkel, Bayern München, Wünderbar

la Baühaus, Eva Braün e i Würstel, soprattutto”

dettero una svolta alla mia professione

la tanto sospirata spinta all'insù

ma rimasi un po' deluso quando mi ritrovai

a mettere i puntini sulle “ü”!

 

L'INTRUSO

 

Intrufolati i gomiti acuminati

negli interstizi tra costole e spalle

il goffo intruso mani di falco predone

ammicca al vuoto simulando a caso

familiarità improbabili mentre assale

occhieggianti tartine salmone e caviale

colmando il bicchiere e il gargarozzo

di prosecco augurale del buffet-meraviglia

disinvolto e indifferente a che tutti

si chiederanno di chi mai sarà amico

lo strano tipo che spinge “con permesso”

ma non scambia una parola con nessuno...