Roberto Marzano
Roberto Marzano, Genova 7 marzo 1959, pluripremiato poeta e performer “senza cravatta”, narratore, chitarrista, didatta e cantautore naif.
Barcollando tra sentimento e visioni, Barcollando tra sentimento e visioni, suona e verseggia di vagabondi e di prostitute, di amori folli, di ubriachi e dei quartieri ultrapopolari dov’è vissuto. Meditabondo, si arrabatta tra città arrugginite, bar chiusi, televisori diabolici, supermercati metafisici, parrucchiere, operai, nottambuli… e oggetti inanimati ai quali dà viva voce. Il viaggio poetico di Roberto Marzano è una deliziosa miscela di arguzia, emozione e musicalità, una testimonianza del potere delle parole e della loro capacità di risuonare attraverso paesaggi diversi. Un poetare pregno di originalità e dell’ironia pungente che lo ha già contraddistinto nel campo della canzone d’autore.
Molto applaudite le sue performance tenutesi a Roma, Torino, Milano, Napoli, Bologna, Bari, Trieste, Matera, Modena, Monza, Como, Piacenza, Alessandria, Crema, Loano, Sanremo, Savona e nella sua Genova: variopinti quadretti dove i versi vanno a incastrarsi nelle corde della chitarra, in un divertente e originale collage di endecasillabi, sberleffi e canzoni scoppiettanti che suscitano, volutamente, sorpresa e ilarità.
E’ presente nella “Poetry Sound Library”, una mappa mondiale dei poeti dai 5 continenti: (https://poetrysoundlibrary.weebly.com/poets.html).
A Genova, tra il 2016 e il 2017, ha organizzato le rassegne poetiche “Binari InVersi” e “Poetando” che con grande successo hanno visto la partecipazione di artisti da tutta l’Italia. Inventatosi l’improbabile casa editrice “SiFaPerFarBenEdizioni”, al solo fine di divulgare poesia e altre arti, produce una serie di “Quadernetti Poetici”, con poeti, narratori, pittori, fotografi italiani e stranieri.
Nel 2019 ha preso parte, con vari contributi poetici, al Progetto teatrale “Guarda attra-Verso” tenuto dall’attrice e psicologa Patrizia Camedda per i detenuti della Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno” di Torino.
Nel 2021, in rappresentanza dell’Italia ha partecipato al ”The Archer Virtual International Festival of Poetry” organizzato da “Teerandaz” (Bangladesh) e “Poetry is my Passion”, al “First Virtual Book Fair UK” e alla Maratona Poetica "Tour du Monde en 24 heures de poésie" a cura di “Recours au Poème - Revue de poésie”.
I suoi versi sono stati tradotti in ebraico da Shoshana Vegh, in cinese da Sophy Chen, in spagnolo da Carlos Vitale, in francese da Marilyne Bertoncini, in inglese da Monica Luxardo e Mariano Grossi, in genovese da Bruna Pedemonte, in tedesco da Günter Melle, in montenegrino da Anđela Turukalo Dabetić, in arabo da Ahmed Al Muhammad e in polacco da Izabella Teresa Kostka. E’ stato pubblicato e tradotto anche in Francia, Gran Bretagna, Germania, Polonia, Montenegro, India, Bangladesh, Mexico, Cile, Colombia, Cuba, Stati Uniti. E’ presente sul portale di “WikiPoesia”: https://www.wikipoesia.it/wiki/Roberto_Marzano.
Come musicista (Roberto Marzano & gli “Ugolotti” e “Small Fair Band”) si è esibito in centinaia di concerti.
Ha pubblicato: Extracomunicante. Dov'è finita la poesia? - De Ferrari (Genova, 2012); Senza Orto né Porto - Edizioni di Cantarena - QP (Genova, 2013); Senza Orto né Porto - Bel-Ami Edizioni (Roma, 2013); L'Ultimo Tortellino... e altre storie (racconti) – Matisklo Edizioni (Mallare, 2013); Dialoghi Scaleni – Matisklo Edizioni (Mallare, 2014); Come un Pandoro a Ferragosto (romanzo) - Rogas Edizioni (Roma, 2015); M'Illumino di Mensole - Matisklo Edizioni (Savona, 2016); Downlove - Paradigma NOUU – Il caso Editore (Cagliari, 2019); Hanno Ammazzato il Tempo – Paradigma NOUU – Il caso Editore (Cagliari, 2019); Una Pioggia di Ippopotami Imprevisti - Thinking Man- MIRANDARTE (Standon Ware, Hertfordshire, UK), 2023 .
Ha vinto il Premio Nazionale“ FITEL 2002” - Roma; Premio speciale per l'originalità al Concorso Letterario "Roma in cerca di poesia 2006" - Roma; la III Rassegna Letteraria “Monte Zignano 2008" - Genova; la XXI Edizione Concorso Letterario “Don Lelio Podestà 2010” - Chiavari (Ge); la III Edizione del “Concorso Letterario Bel-Ami 2013” - Napoli; Premio Nazionale di Poesia “La Bormida al Tanaro Sposa 2014” - Mallare (Sv); Concorso “Trieste... Invito alla Poesia 2016” - Trieste; 1° Premio dei lettori a “Una parola al giorno III edizione 2016” - Concorso Letterario Internazionale per Racconti brevi e brevissimi - Napoli; Premio letterario “L’albero di rose 2017” - Accettura (Mt); Concorso fotografico e poetico “La Paura e la Città 2017” - Bologna; Contest letterario “Radici, Impulso e Rivoluzione 2018” – Cagliari; Contest letterario “Santander ci salverà 2018” – Cagliari; 1° Premio del Pubblico (2° della Giuria) al "Premio letterario Due Fiumi - Luigi Tribaudino 2019” - Torino; Concorso “Fiabe per un Sorriso 2020” - “Associazione Caritas Children Onlus” – Genova; la XXVI Edizione del “Premio Piemonte Letteratura 2021”- 1° Premio Assoluto per la sezione Narrativa su Identità e Territorio – Torino; 1° Edizione dell’“International Day Of Peace Poetry Contest 2022” – Mexico City (Mexico); Contest di poesia e racconto breve “Materia Lucida 2024” della rivista Oubliette. Innumerevoli piazzamenti, “menzioni”, “premi speciali” e “segnalazioni”.
Quando Roberto Marzano mi ha chiesto se volessi fare la prefazione al suo ultimo libro ho immediatamente accettato. Insieme abbiamo partecipato ad alcuni eventi poetici e ho sempre apprezzato la sua qualità di portare allegria, rompendo la tensione e ravvivando la scena, magari con la sua fedele chitarra.
Niente di più facile, mi sono detto subito, da musicista qual è ha un grande senso del ritmo e tutte le sue composizioni sono armoniche, non devo far altro che scrivere di costanti e piacevoli sorprese e sorrisi.
Da lì a poco, come spesso accade, mi sono reso conto d’aver agito da ingenuo ottimista. Il compito di introdurre la poetica di Roberto è in realtà molto arduo: come può un misero prefatore narrare le imprese di un funambolo? Le parole vengon meno e il rischio di fallire ed esser esposto al pubblico dileggio è quasi inevitabile.
M’era quindi venuta la tentazione di piazzarvi in grassetto un "Signore e signori, a voi Roberto Marzano!" e togliermi di impiccio, tanto poi avrebbero parlato i testi! I testi e l’esauriente nota introduttiva dell'autore, chiave di lettura tecnica e tematica del suo lavoro! Come a dire: il mio compito è impossibile, ma c’è una buona backdoor per svignarsela alla chetichella.
Ma tant'è questa fuga all'inglesei non mi garbava, come del resto non garba agli inglesi che, d’accordo con i tedeschi, la chiamano fuga alla franceseii - tanto per citar le tre lingue del titolo - e così ho preso la questione di petto (di pollo), sbottonando la camicia per correr a torace ignudo innanzi alla morte, perdendomi quanto basta a chiedermi perché i calabresi parlino di fuga alla spagnola, e i veneti di andarsene alla romana, senza che abbia nulla a che fare con il pagare alla romana.
Mah! Vabbè, ho divagato, colpa dell’età.
Insomma, mondo che vai sfida che devi affrontare, colpevole che trovi.
Qui, per carità, colpevoli non ce ne sono, c’è solo la meraviglia di quella cosa complessa che è la lingua, ove talvolta, come nel caso sopra citato, diverse espressioni hanno lo stesso significato ed altre volte in cui un termine di significati ne ha molti. Mistero della parola, fascinazione irrinunciabile! Torme di poeti all’incessante ricerca di quell’unica che racchiuda in essa l’emozione del momento, il proprio sguardo sul mondo, la verità, il fine ultimo!
Va da sé che molti periscano nella ricerca di questo Sacro Graal, per aver dimenticato di ferrare il cavallo, allacciar la sella, portar acqua bastante o il necessario sale in zucca.
Roberto Marzano non corre questo rischio, affronta il viaggio come un gioco iniziatico, sfida le lettere una ad una e poi insieme, imponendosi percorsi sempre più accidentati e virtuosistici. Una volta giunto alla cima di questa prima fruttuosa scalata, estrae la spada dalla roccia della consapevolezza e rinasce figlio di un distico, pronto a una progenie di terzine, quartine, sestine e stanze.
La sua bisaccia è ora piena d’ogni artificio retorico e ne fa bella mostra: dice e non dice, sottintende o allude, si nega, sposta l'attenzione, segue assonanze, ribalta espressioni, crea incanti e disillusioni, scherza insieme a noi e di noi si fa gioco. È un gioco al rialzo ove nulla è escluso e ogni cosa è se stessa e altra, schiava del vento della lingua e dei suoi suoni.
Ed ecco che inaspettatamente il poeta depone cetra e celia, concedendosi all’eco muta del dolore altrui, e la sua voce si fa profonda e vibrante, cosciente e tagliente. È un attimo di strappo, di fiato trattenuto, di ghiaccio, sembra non possa esservi scampo in queste terre aride, né possibilità di fuga.
In impasse, Marzano chiama Petrarca a dagli una mano / di bianco, per cancellar la tela e riprendere il gioco dei capovolgimenti e delle promesse disattese, delle incoronazioni e degli scoronamenti. Le sue invenzioni verbali sono illuminanti illusioni, visioni sospese, create ad arte, che tosto prendono un’altra strada e ci lasciano con un palmo di naso.
Alla fine vien da pensare che Marzano sia un Arsène Lupin del versificare, non Il riequilibratore come il personaggio dell'omonima poesia, ma uno scompaginatore, un allegro e abilissimo ribaldo della parola e perciò un ottimo compagno di viaggio.
Buona lettura.
Carlo M. Marenco
i - Come diciamo noi e i francesi.
ii - In inglese to take a french leave in Tedesco sich auch französich verabschieden
“DOWNLOVE - Paradigma NOUU – Il Caso Editore” con la prefazione di Tania Di Malta e la copertina di Davide Marzano.
“... L’originalità di un testo poetico, nell’era di internet diventa merce rara. Questo sicuramente non si può dire per la poesia di Roberto Marzano. In questa bella silloge dove ci sono testi già pubblicati e parecchi inediti, si ha la sensazione che l’autore viva la poesia come una personalissima riflessione esistenziale, un tuffo di libertà espressiva dove Marzano unisce, come un giocoliere, parole, immagini, slogan e quotidianità. Una predisposizione naturale alla parola affettiva, ironica e malinconica, che mette insieme uno scenario che evoca quello che nel secolo scorso trovavamo nelle suggestive immagini del cinema di Fellini.”
Tania Di Malta
Dalla prefazione di Stefi Pastori: Come ho già avuto modo di dire in una recensione relativa a “M’illumino di mensole” , il Marzano si conferma
Poeta Maiuscolo. Un Poeta Maiuscolo deve partire dai Grandi, parafrasandoli. Un Poeta Maiuscolo e Ironico, anzi, Auto-Ironico deve creare poesia giocando e divertendo i suoi lettori. Giocate
allora a riconoscere le ispirate parafrasi annidiate tra i versi della sua silloge poetica HANNO AMMAZZATO IL TEMPO. Come Marzano, divertitevi.
L'azione del divertire va intesa secondo il suo stesso etimo: dal latino divertĕre ‘volgere altrove, deviare’, non solo con il corpo, nel senso dello spazio, da un'altra parte, in luoghi altri
dal solito, ma anche con la mente, nel senso di allontanarsi dall'abitudine del quotidiano, dal già detto, dal già fatto. A tale scopo, se la tradizione poetica del romanticismo utilizzava un
linguaggio aulico, o quella dei moderni cercava di scardinare l'aulico con accostamenti inusuali (l'ungarettiano immenso che illumina), quella dei contemporanei gioca con le parole grazie a
ironia e auto-ironia. In questo atteggiamento, si inserisce il Marzano, già dal titolo della silloge.
“Caleidoscopio, montagna russa, giocoleria, che spiazza, diverte, sorprende, interroga, commuove. "Dialoghi scaleni" raccolta di poesie, extra ordinarie, capaci di dare onore letterario ai più invisibili e banali scampoli di vita, attraverso uno stile stravagante e ricercato, divertente e mai banale, frutto di una costruzione attenta e sapiente.
… artista poliedrico, dimostrando in entrambe le personalità un'acuta sensibilità e una capacità di vedere nel piccolo, straordinarie meraviglie. Dotato di un'abilità ammirevole nell'utilizzo del materiale verbale, Marzano si serve delle parole come un giocoliere, talvolta come un creatore di fuochi d'artificio, pirotecnici e scoppiettanti, capaci di creare meraviglia…”
Paola Pastorelli – Il Secolo XIX
… Come si riesce ad unire vis irridente a perizia tecnica sostanziata di assonanze che sferzano il ritmo del componimento; di rado si legge un tal mix di originalità contenutistica, ironia e tecnica compositiva negli autori contemporanei…; … Marzano divertente, urticante e tecnicamente competente. Il poeta è solito avvolgere il lettore con una spirale maliosa di immagini ironiche e dissacranti, che come le vere filastrocche cela una verità tutt’altro che rassicurante…
Mary Blinflowers – Poesia Destrutturalista
A Roberto Marzano certo non sfugge l'importanza per un poeta di essere anzitutto un buon artigiano della parola, e lui certo lo è: "Sono figlio di un distico / d'infradiciate metafore / particella mutante / sinestesia persistente. // Coniugato all'incerto / di elegie basculanti / sillabeggio beffardo / scavando fosse comuni / zeppe di anafore e accenti / condizionali condanne / al verseggiare perenne / ‘ché l'aggettivo straborda / sopra gerundi ammaestrati". Poiché riesco a immaginare i risultati che potrebbe raggiungere in breve tempo, gli consiglio di avere più fiducia in se stesso, di donarsi, di aprirsi di più. Dico questo perché a volte dà l'impressione di crogiolarsi un poco ( e di nascondersi, anche) dietro la sua bravura.
Vittorino Curci - La Bottega della poesia di "Repubblica Bari"
“… una resistenza testarda, di modelli forti ma, nell’estrema trasparenza del suo dettato, quasi invisibile. La sua voce limpida si confessa col candore di un parlato fluido e avverso alla retorica della modernità, in cui il lettore non potrà rimproverargli un solo attimo di banalità…” “… componimenti ritmati alla maniera di una peripezia, insieme reale e visionaria, attorno alle spoglie dimore di un presente indifferente e cinico. Dalla sua ispirazione folta e veggente emergono ambienti e personaggi che animano la vita di un senso imperscrutabile, lasciando che sia l’umore a percorrerne i versi.“
Gian Paolo Grattarola - “Mangialibri”
“Poeta strabordante, Marzano ci stupisce oltre che per la ripetutamente premiata qualità della sua opera, anche per la quantità delle sue composizioni: il suo ultimo libro M’illumino di Mensole (Matisklo Edizioni, 2016) contiene infatti oltre 150 poesie.”
Carlo Marenco – Il Babau
“L’ironia penetrante – con oscillazioni fra gioco e pensosità, riso e amarezza, parodia e simpatia – è la cifra stilistica dominante dei versi di Roberto Marzano, già nel titolo della sua silloge (Dialoghi scaleni) e in molti titoli interni (Il matto con gli stivali, M’illumino di mensole, La cena delle effe, Downlove, Scemi di zucca ecc.). È una poesia che non disdegna i richiami colti (numerosi e ben riconoscibili) e neppure i temi alti del senso dell’essere e dell’esistere nel mondo (è anche, nel suo genere, poesia filosofica), ma predilige la quotidianità, i personaggi non integrati, la vita popolare e notturna, la carica simbolica degli oggetti minori e trascurati, gli incroci tra realtà e visionarietà. Il tutto governato da competenze tecnico-formali di prim’ordine: i versi liberi e ipermetri si alternano a quelli regolari, dando vita a un originale fraseggio, che ora riproduce i ritmi interni del pensiero e del sentimento, ora asseconda le cadenze di un dialogo proteso verso ogni possibile compagno d’avventura.”.
Motivazione della vittoria del premio “La Bormida al Tanaro sposa”
“Maestro di calembour, Roberto gioca con le parole, sono per lui cubetti di colore rosso conserva, grigio muffa, blu notte, verde cavolo, che divide e accoppia, dando vita a nuovi significati, sorprendendo e disattendendo continuamente.”
Francesca Lavinia Ferrari - Bibbia d’Asfalto
“Un poeta senza arte né parte è come un ligure senza orto né porto: sperduto, spazzato dal vento di grecale. Cifra della scrittura di Roberto Marzano, poeta e ligure, è infatti il trauma della non appartenenza, dello straniamento, dell’esilio di una vita liminare nella periferia levantina, dove vicende semplici, inanellandosi, compongono la ghirlanda pallida della nostra esistenza.”
Laura Di Marco – Diwali Rivista Contaminata
“… gli oggetti e le persone su cui si posa lo sguardo di Marzano sono come fatti a pezzi, scarnificati, dissezionati con perizia in cerca di un nocciolo di senso all’interno della loro polpa. I versi di Marzano assumono così un sapore di divertita apocalisse, tra i giochi di parole e di suoni con cui sono intessute queste visioni surreali, terribili e divertenti, in un continuo movimento analogico stridente e straripante. … Le molte voci di Marzano trovano forse nella poesia un mezzo attorno cui radunarsi e quasi coagularsi in immagini dense, variopinte e inaspettate. La poesia di Marzano si nutre del mondo circostante, di situazioni e luoghi quotidiani, di brandelli di vita di tutti i giorni, portando questi frammenti di realtà sull’orlo di una deflagrazione di parole e immagini...”
Ivan Campedelli – RivistaUnaSpecie!
“… data la musicalità e il ritmo delle sue parole, che paiono intrecciate in magiche strocche e stornelli. Forse farò un torto all’autore, che ama declinare onorificenze e blasoni (soprattutto le cravatte!), ma mi si permetta di dire che davanti a Marzano si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un maestro. Uno di quegli ultimi maestri artisti/artefici/artigiani che affascinano i propri apprendisti, li tengono incollati al proprio sentire e li fanno ritornare ancora e ancora alle loro botteghe. A nostro parere aggiungere altro potrebbe risultare pleonastico...”
Gianluca Conte - Linea Carsica
“Un Poeta Maiuscolo e Ironico, anzi, Auto-Ironico deve creare poesia giocando e divertendo i suoi lettori.”
Stefi Pastori Gloss - Leggo libri, faccio cose
“Chi ha la fortuna di conoscere personalmente Roberto Marzano, di aver assistito ad una sua performance, sa bene quanto il suo modo di scrivere derivi dal suo modo di stare su un palco e viceversa: accompagnato dalla fedele chitarra, con un tono sempre a cavallo tra il surreale, il beffardo e il pensieroso. Marzano riprende e continua il filone di altri poeti “non laureati” liguri, ma aggiungendoci l’ironia ed il punto di vista disincantato sulle cose che solo un poeta-bidello (non un accademico quindi, e neppure uno studioso) può permettersi.”
Francesco Vico – Matisklo Edizioni
“… poesie dal ritmo incalzante, surreali sempre in bilico tra l'ironia che si trasforma in freddura e la denuncia sociale esplicita o sottintesa. Alcune immagini sono crude e rimandano all'ombra di junghiana memoria. Alcune liriche descrivono il male di vivere in modo originale…”
Karoline Borelli – Scrivere allo specchio
“Dopo abbiamo avuto il piacere di ascoltare la chitarra e le poesie di Roberto Marzano, che si autodefinisce bidello giulivo: questo fa di professione, ma per diletto e passione gioca con le parole e le note, in una maniera inaspettata e divertente, a tratti irriverente. L’ecletticità di Roberto non può essere raccontata, ne’ le sue poesie descritte, bisogna ascoltarle e godere dei giochi di parole e delle allitterazioni che tolgono e danno significato allo stesso tempo.”
Tiziana Graziano - In Velva Litterae: ai margini’
“… la tua poesia è musica, leggerezza, ironia. Sei sempre più bravo. Leggo tante poesie ma le tue hanno una brillantezza e una levità che restituiscono piacevolezza, anche quando trattano temi non proprio leggeri. Credo tu sia nato per essere poeta.”
Lorella Finocchiaro - Poeta e scrittrice
Una fantastica recensione di Stefi Pastori:
https://leggolibrifacciocose.blogspot.com/2017/10/millumino-di-mensole.html
PAROLE ALLO SBANDO
Parole stanche, allo sbando
abbandonate alla nebbia
per noncuranza fraintese
vengon distorte, storpiate
mutate in tronche da piane
lasciate nude all’inverno
prive di acqua e di pane
fino a scordarsi chi sono…
Bendati gli occhi e la bocca
son bastonate con gusto
spinte alle spalle nel vuoto
senza pietà né rimpianto
gettate in pasto a dei porci
che le rimettono intere
(le perle sono indigeste
a chi non vuole sentire)…
https://lapresenzadierato.com/2017/08/05/premio-letterario-lalbero-di-rose-ii-edizione-vincitori-menzionati-e-segnalati/
Fotografia di Rosa Maria Puglisi
SALI & TABACCHI
Sali da me, se ora vuoi vedere
la nuova collezione di fandonie
far roteare la trottola di latta
in bilico alla mensola precaria
con aria di ostentata indifferenza
regala brividi in vortici bollenti.
Il vasto assortimento d’aria fritta
è a tua disposizione, fata del fato
è complicato, ma il tempo basta e avanza
per tenderci un agguato e catturarci.
Mentre ti offro un’ultima marlbòro
dimmi del caldo che non ti lascia scampo
apri un bottone, scompigliati i capelli
e d’improvviso ammaliami con gli occhi.
Dopo, sarà tutto fiori e rose
petali con stami a impollinarsi
cibo soave per passeri festanti
il tuo profumo, fame e tormento
e l’ombra di arabeschi sul soffitto
domani, a risvegliarci aggrovigliati.
SON TORNATE A FIORIRE LE RONDINI
Son tornate a fiorire le rondini
sui davanzali sospesi al disordine
bruni grappoli, frecce che esplodono
di pazzia vorticando nei baratri
scapestrate ragazze in un turbine ellittico
a sfiorarsi l’un l’altra gioiendosi addosso
infaticabile azzurro, traiettorie impossibili
in un volo infinito da Indianapolis a Disneyland...
SOTTO I PALAZZI
Passerà anche questa domenica
che si giustiziano i passeri per noia
bui cuscini soffocati d’incoscienza
pieni di carta vetro, morsi di cani.
Sotto i palazzi perdon fiato e sangue
scatole schiacciate nella pattumiera
la rabbia nera stridula di strega
sparge il suo sale sulle code basse.
Vincitrice del Concorso fotografico e poetico “La Paura e la Città 2017” - Bologna
SENZA FAR DRAMMI
Amore, amor perduto, non è cosa
lasciami naufragar tra questi flutti
mentre beccheggio esausto a pelo d’acqua
nel buio mar di cocci alla risacca
lanciami pure un sasso, fa’ ch’io affoghi
muto e cianotico, ormai senza più aria.
Amore, non amor, di carta zuppa
fracassa ora il mio cranio sulle chiglie
mi assaliranno alghe le narici
una vertigine, spezzerà la schiena stanca
fantoccio spento nel rollìo della corrente
e poi più niente
sbatacchierò qua e là
senza far drammi…
NON MI DISTURBA
Non mi disturba la voce che ciancia tediosa
luoghi comuni e fregnacce senza dubbi o incertezze
di saputelli indigesti, tono da Dio sceso in terra,
dalla molestia incalzante, neanche un po’ mi disturba…
E non provo fastidio per il fetore di corpi
flatulenti e indisposti a deodoranti e saponi
il loro fiato fognario, che mi alita in faccia
oh “porca zozza”, neanche ciò m’importuna…
E nemmeno mi scoccia l’avere piantato
tra il costato e un polmone un gomito acuto
né il martello sfuggito di mano allo sciocco
per piombarmi sul piede dopo che sul ginocchio
le ricette non chieste, non mi danno la nausea
le oltremodo verbose indicazioni stradali
la TV che ci sbrana, i poeti prolissi
la musica stupida, il vostro vuoto abissale
no, non mi fanno star male…
Neanche un po' poi mi turba se tracima il Po
il tuo sorriso da fata, il soffritto che brucia
lo sbarco su Marte, il blues e il jazz-rock
non mi smuove il lamento dei malati d’amore
non mi toccano fame, terremoti, naufragi
bombe addosso ai bambini, ingiustizie e soprusi
né un governo di merde che la folla disperde
con manganelli al contrario del buon senso comune.
L’unica cosa che mi disturba, è che son qui sul divano
e nessun si sia accorto... che son bello che morto.
“L’ironia penetrante – con oscillazioni fra gioco e pensosità, riso e amarezza, parodia e simpatia – è la cifra stilistica dominante dei versi di Roberto Marzano, già nel titolo della sua silloge (Dialoghi scaleni) e in molti titoli interni (Il matto con gli stivali, M’illumino di mensole, La cena delle effe, Downlove, Scemi di zucca ecc.). È una poesia che non disdegna i richiami colti (numerosi e ben riconoscibili) e neppure i temi alti del senso dell’essere e dell’esistere nel mondo (è anche, nel suo genere, poesia filosofica), ma predilige la quotidianità, i personaggi non integrati, la vita popolare e notturna, la carica simbolica degli oggetti minori e trascurati, gli incroci tra realtà e visionarietà. Il tutto governato da competenze tecnico-formali di prim’ordine: i versi liberi e ipermetri si alternano a quelli regolari, dando vita a un originale fraseggio, che ora riproduce i ritmi interni del pensiero e del sentimento, ora asseconda le cadenze di un dialogo proteso verso ogni possibile compagno d’avventura.”.
LA SFILATA
Sul grato “prato verde” Jacques osservava
lenti sfilare quasi come nulla fosse
un traduttore d’algebra e un professore simultaneo
un prosciutto strappalacrime e un poeta di Parma
un medico di bocca buona e un gigolò geriatrico
un controllore d’operetta e un cantante di tram
un avvocato premestruale e una sindrome del diavolo
una puttana d’assalto e un granatiere senza figli
una suora a buon prezzo e un coiffeur di clausura
una madonna impenitente e un blasfemo immacolato
un collezionista de femmes e un tombeur di farfalle
due dita di minorenni e un seduttore di Marsala
un cacciatore di coca e uno sniffatore di cinghiali
un mendicante da torcere e un filo d’affetto
un reggiseno calabrese e un capomastro imbottito
un corriere con lo schiocco e un bacio della sera
una mosca sciroppata e una pesca tediosa
una strega al ragù e un tortellino al rogo
un giornalista irresponsabile e un padre lecca culo
una lampadina illusa, una vita bruciata...
COSA SOGNAVO QUAND’ERO BAMBINO
Cosa sognavo quand’ero bambino?
Cavallucci di mare con pistole al galoppo
della frusta lo schiocco che i leoni domava
e la strada scorreva, mi chiamava per nome
se giocavo agli indiani sulle rocce nel sole…
Or che solo per gioco bambino lo sono
dondolo sul cavalluccio, sulla strada che schiocca
e mi chiaman Leone, ma di mare, e mi basta
mentre frusto le rocce al galoppo pian piano
le pistole disprezzo, perciò faccio l’indiano…
Pozzanghere
La notte ti ha lasciata al capolinea
stretta nel tuo soprabito da fuga
d'amaro in bocca che non ha avuto baci
in questa fredda, scompaginata estate
sgualcita sul sedile a viti lente
cerchi nel buio il fuoco che s'è spento
di pece densa inutili pozzanghere
bruciano cicatrici e noncuranza
sarà capace l'alba a dare pace
al tuo tormento che non ha fermata?
saprà il tuo letto leggerti la mano
e infine addormentarti dolcemente?
http://www.matiskloedizioni.com/milluminodimensole/
http://rogasedizioni.com/collana-bandini/
http://www.baedizioni.it/prodotto/senza-orto-ne-porto-di-roberto-marzano/
http://www.matiskloedizioni.com/dialoghiscaleni/
http://www.matiskloedizioni.com/lultimotortellinoealtrestorie/
http://www.ibs.it/code/9788864053318/marzano-roberto/extracomunicante-dov-finita.html
A MALAPENA CAPISCO
A malapena comprendo
di accontentarmi d'un sogno
attraversato dal traffico
di aperitivi amaranto
e di demoni appesi
a un ombrello ubriaco
il cicaleccio dei clacson
folla in fretta di niente
corde tese ai tranvai
incollati alla bocca
ed il fiato che abbaia
il clamore dei taxi
non disperde l'urgenza
di cercarti e rapirci
se a malapena capisco
la mia faccia slacciata
sfilacciata di scarpa
che sta galla nel buio
della gola trafitta
da un semaforo rotto...
SE IL SOLE SAPESSE
Se solo il sole sapesse
districare le notti perdute
in grovigli di abiti in tralcio
darsi pena d'attendere ignaro
la campana e la tuba dorate
ed i turbini azzurri traditi
frantumati in luci divelte
da sospiri di fiati comuni
e le unghie a cercare l'ascesa
sulle creste dei monti di paglia
come in stanze di lune traverse
conficcate di sbieco ai soffitti...
POLVERE
Ne ho levata di polvere e tosse
da piastrelle corrotte di giada
crudi artigli di bruma infilzati
grige notti in apnee senza fondo
ne ho spalata di cenere e afa
schiena storpia a libri e rimpianti
spalle nude al graffiare del vento
mondo guasto di griglie e di grate
sulle dita in malfermo equilibrio
tetti in fiamme ingobbiti di freddo
in soffitte vetuste rifugio di ragni
che tramavano scie sottili di soffio
tenui tracce di luce, celeste speranza.
PRAMA IAGA
Giosfendi l’acutil di prama iaga
al fan disinghirisci estemio bila
di cod m’abinzerebbe cana e dola
per chicchiricchichì solvata faga.
Ma sal tafful da mila artrito taro
il brome sfinticchiato al crano bielo
minticchia di giassandri in fanio crolo
asprìdi abolibianti al pandiscaro.
Fiti ravidi scenti in cortemilio
bonda la fintinata anfredo vila
cespa del postilante al pristo fanto
sbreda conticolar sul trebeo ponto
dreido azumi van sfantata nala
se il bromopilo franda al pendicilio...
Quadro di Yuki Azuma
PENSIERI FISSI
Lenir come vorrei tale tormento
sonagli rotti pendulano in testa
le litanie di voci di fantasmi
ripetono fa' presto, datti un taglio...
Tra poco arriverà il Dottor Ampère
il suo folle voltaggio schioda-cervello
mi precipiterà ben ben più in basso
di dove sono adesso e tanto soffro
i lacci stretti ai polsi, alle caviglie
sbocco a un mondo immaginario
di fate con sei braccia, occhi di lupo
edera perniciosa m'aggroviglia
immobile sul letto, sul soffitto
aghi ritorti che m'accarezzano
i capelli sudati e gli argomenti
dei soliti miei pensieri fissi...
Illustrazione di Giulia Bragalone
http://www.matiskloedizioni.com/dialoghiscaleni/index.html. I proventi del mio nuovo eBook "Dialoghi Scaleni" li devolverò interamente all'"Associazione Massoero 2000 Onlus" di Genova, che si occupa di persone senza dimora. Così oltre che a gustare le mie poesie potrai fare una buona azione... Il libro è arricchito dalla prefazione di Mariella Mulas e dalle splendide opere visive di Giulia Bragalone, Emanuele Dello Strologo, Angelo Gualco, Aurora Maletik, Davide Marzano (autore anche della copertina), Mario Morales Molfino, Alfonso Nacchia, Sergio Ponsano e Alessio Ursida...
Poesie, racconti e altre cose...
LA MELANZANA INNAMORATA
Prendimi, strizzami
scompigliami il peduncolo
vìola il mio corpo viòla
col tuo pugnale adunco
affettami, trafiggimi
intrugliami con l'aglio
riducimi in cubetti
confondimi il cervello
e, dopo, aspergimi
di sale
di prezzemolo
spadellami nell'olio
sfrigolerò d'amore
io, solanacea timida
dei tuoi occhi cotta
oserei dir... son fritta!
se non fosse che per te
io me ne muoio...
Tratta da “Senza Orto Né Porto” - Bel-Ami Edizioni 2013
http://www.baedizioni.it/prodotto/senza-orto-ne-porto-di-roberto-marzano/
CAMERE OSCURE
In preda al disordine, alla costernazione
spiegavo la nebbia ai privi di vista
ai tavoli inclinati dei bar di terza fila
dai flipper assordanti di luci fioche...
Bambole d’organza tribolano immobili
su copriletti ocra in finta seta
in piccole camere oscure appese a un filo
su nuove strade sei piani più in basso...
Bicchierini d’anice disincrostano accidia
ferraglia rugginosa china al tormento
calendari ingialliti da fiati grevi
gemme d’ambra corrose dal lamento
di vecchie credenze impiallacciate
infestate da fantasmi in carta crespa
con le puntine agli occhi, allo sprofondo
in cassetti pregni di pece greca...
LA PRESA DELLA PASTIGLIA
In attesa della metro alla fermata d'uomo
tutto d'un pezzo di ricambio d'aria
di non averci capito un bel niente
da dichiarare la mia estraneità ai
fatti una canna da pesca sciroppata
la conferenza dei servizi igienici chiusi
per lavaggio del cervello fritto in olio extra
vergine Maria proteggi i miei figli della lupara
bianca neve e i sette vizi capitali investiti
da una valanga di stronza te e tutti i tuoi
“cari amici vicini e lontani, buonasera!”
E se poi dicevi tanto per dire, fare, lettera
d'amore senza fine della corsa coi sacchi
di cemento a presa della pastiglia dei freni
inibitori del sistema para “simpatico il tuo amico”
degli “amici miei” prodi all'attacco della Sinfonia
Patetica la tua figura di riferimento
puramente casuale coincidenza con il diretto
da Zubin Mehta obbligatoria per chi
mi ama mi segua subito quell'auto scatto
alla risposta esatta! Allegria, allegria!
M'ILLUMINO DI MENSOLE
M'illumino di mensole
- il sole non mi basta -
degli scaffali densi
di tomi tosti esposti
a polvere di occhi
che li hanno divorati
in ore di abbandono
a cuore palpitante
di mensole m'illumino
dei dorsi rossi e gialli
affastellati in file
dall'equilibrio incerto
e nell'angolo più bello
lampeggiano i più amati...
IL TUTTO
Di strofa in strofa, d'apostrofo in “a capo”
affamato di lunghi periodi dilaganti
per righe e più righe senza fiato o quiete
dove una virgola in più o in meno, nel caso
può cambiare direzione, senso e indirizzo
così come un punto può concludere il tutto...
La pianura sterminata di neve
non distingue né colma le distanze
batte il mio cuore pazzo dirimpetto
nel respiro bollente di fiati affiatati
che divorano a morsi vivi la nebbia
vapore di sospiri colti a mani colme
maniglie dorate delle porte del paradiso
raccolgon lo stupore, il brillio degli occhi
sotto le coperte complici di pelle
dove le notti sfrigolano d'immenso
incendiando labbra tese, bocche disciolte
ad esplorarsi in esplosioni d'infinito...
AVREI VOLUTO
Avrei voluto essere semplice e anch'io dire
solo di soli, tramonti e tormenti
ma che colpa ne ho se i miei poveri sogni
stentano a districarsi da istrici eccitabili
che mi bucano l'ampolla dell'immaginazione
impiastricciando i marciapiedi di appiccicume
e cumuli di stelle di carta in fiamme affastellati
sopra i cieli purpurei invasi da scie misteriose
a dirottare gli auspici di meraviglia attesa
d'ingarbugliati lamenti di pugni sottintesi
respiri alle mie spalle innocenti gravate
da una grandine pesante di male parole
a moltiplicarmi baffi e indifferenza
alla forfora allappata dei saggi cittadini
fumo nero di copertoni che bruciano
lungo le strade in salita crepitando...
IL CONGUAGLIO
E' stato proprio il conguaglio dell’acqua
a farci annegare la vita
a infradiciare il nostro povero amore
a renderci naufraghi tra le bollette
le nocche nervose dei creditori insistenti
alla porta segnata da gragnuole di pugni
con noi dietro muti senza emettere un fiato
confidando sulla loro stanchezza.
A nulla è servito barcamenarsi
tra gli sconti e le offerte sempre più audaci
dei supermercati in guerra perenne
per ottimizzare il costo del lavoro
licenziati in tronco da una crisi bastarda
tranciati da un taglio che ci ha mozzato la testa
ora siam qui di fronte alla finestra
indecisi se aprirla e buttarci nel vuoto
o chiuderla bene ed aprire il fornello
trovando nel gas un qualche rimedio
ma facciamolo subito
prima che taglino anche quello...
IL CRISANTEMO DI PLASTICA
Dura in eterno e non stinge al sole
il gretto omaggio alla vita sepolta
crisantemo bianco di plastica secca
occhieggia squallido, nudo alla polvere
disteso obliquo nel vaso senz'acqua...
Ma il turno tuo verrà prima o dopo
e di certo non ti sarà ripagata
neanche la stessa vile moneta
se così stretto d'animo hai vissuto
sempre un passo indietro almeno
freddi sorrisi e mano già morta
ricoperta di muschio e di brina
nell'aprire le grinze del piccolo cuore
all'improbabile tuo nuovo amico...
PROTESO ALL’INFINITO
Trapassati a miglior coniugazione
gerundi futuribili subordinati a soggetti
che pur sovrabbondanti appaion difettivi
quando si tratta di far nomi e pronomi.
Dire non si può che nel loro passato
vi sia stata mai congiunzione copulante
magari aggettivata con dittonghi eufonici
come del resto, l’endecasillabo sta a tempo
senza tanti complementi sottintesi
con iati intransitivi e un participio
proteso, lui per sempre, all’infinito...
SOLO COME UN CAMION
Solo come un camion abbandonato
alla pioggia di ghiaia in un piazzale
dove brucian copertoni logorati
se all'uso talvolta servo da alcova
bolide del sesso spinto a pagamento
nella cuccetta rattrappita in finta pelle
con i segni di destini migliori di questo
poster sbiaditi delle vamp anni settanta
eroine osé V.M. 18 o motociclisti in piega
avvinghiati in curve basse al cardiopalmo
Giacomo Agostini romba nello specchio
senza più né targhe né pomo del cambio
e l'adesivo col nome suo "M-I-M-M-O"
con la voglia ancora di viaggiare interrotta
a trentanni appena senza tanti pentimenti
spinterogeno andato di traverso alla frizione
sempre lo stesso disco lasciato lì a morire
soppiantato da un Volvo FH rosso fuoco
che sfreccia irriverente alla dogana di Brogeda
air conditioned, Turbodiesel, servo freno
520 cavalli ottusi che mi sgroppano addosso
sui reumatismi del mio pignone che piange
sconsolato nel posteggio delle puttane
senza più scopo né retromarcia alcuna...
DOWNLOVE
Ti prego taggami
lungo la schiena un browser
copia ed incollami
i file tuoi nell’anima
tesoro mio modificami
sarò il tuo umile server
il tuo disco fisso
la perdizione in bluetooth
piccolo mouse che non fugge
sta connesso ed anela
a loggare i tuoi giga
ammorbidendo il firewall...
Ma il downlove non si avvia
non resettarmi la ram
forse il software è obsoleto
s’imporrebbe un upload
ma amor mio mi accontento
di un pdf anche piccolo
un media player d’annata
un viaggio su google earth
basta che tu mi dia
la tua mail od un brivido
un sorriso zippato
e che clicchi “mi piace”
condivida il mio post
ma fa presto se no
mi si arresta il sistema
e davvero non so
se poi mi riavvierò…
SPARAMI QUI
Sparami qui
tra l'epicardio e il ventricolo
farò un tonfo nell'angolo
non esitare, fai “pum”!
E scaglia bene
la palla con cura e metodo
prendi la mira e rimembra
gli allenamenti al poligono...
Ma stai attento
non frantumarmi il malleolo
è doloroso e antiestetico
un condannato che zoppica
e non ferirmi all'orecchio
sii bravo e fammi secco
veniamo presto all'epilogo
levami il tappo dall'anima...
Io ti capisco
stai obbedendo ad un ordine
ma è solo un gesto meccanico
non è da ansia né panico...
Crivellami un po'
fammi in poltiglia il cervello
tra le sterpaglie sopprimimi
annichiliscimi il battito
non soffriremo più.
E non ti affliggere
se tra di noi non c'è dialogo
in tal frangente è pacifico
mandami pure al diavolo
e finiamola, qui...
NON DISSIMILI
La ridondanza servile di subalterni supini
allungati zerbini di polvere e bava
sotto scarpe notabili vere o presunte
l'inchino molesto, il cedere il passo
la deferenza untuosa, il sorriso affettato
miagolante l'annuire ad ogni idiozia
lo sguardo che supplica di baciar quelle mani
mi dà il voltastomaco mi fa uscire dai gangheri
lo slinguazzare ampolloso culi non dissimili
ma riparati da giacche impiccate a cravatte
culi che quasi non credono possano fare
la cacca marrone proprio come la loro!
CAPITOMBOLI
Ricapitolando i capitomboli
raggomitolati in gorgoglii ansimanti
disposto a tutto l'immaginabile altrove
coibentato dal fracasso malsano
dirottavo semafori a mio capriccio
su luci purpuree o blu di cobalto
provocando storcimenti di nasi perplessi
genuflessi e irrisi dalle giravolte carnali
antiestetiche antitesi della decenza...
L'ULTIMA ECLISSI
E' dall'ultima eclissi luce di carta zucchero
che mi sento diverso, disarmato agli specchi...
Soggiogato dall'effluvio soave dell'elicriso
vedevo una chiara madonnina irradiare
lampi di paradiso che scalzavan gli occhi
mentre a mezz'aria lentamente sfilava
il suo dolce sorriso ammutoliva l'eclissi
la rendeva banale, già vista
come banali sono i fiori o la pioggia
o lo sciocco alternarsi del giorno e la notte...
IL MATTO CON GLI STIVALI
Fosse solo per quelli ed il fango
ormeggiante sfacciato sull'impiantito
le mani sozze che lasciano impronte
unte e bisunte sulle cose, sui mobili
o per i vapori putridi d'ascella fetente
la tosse grassa che sfoga scaracchi
e i rutti acidi di mal digestione...
Ma è ben altra cosa da dover sopportare
il priapismo perenne che offende
il tradizionale comune buon gusto
l'azzardo molesto e l'ovvio imbarazzo
del suo accostarsi alle spalle furtivo
in tripli salti mortali dell'eloquenza
srotolatasi da una lingua a sei punte
in versi osceni come petardi
deflagrati in bassi solai senza sole
di case ammobiliate malamente
dove lo stivale sporco o pulito
non ha alcun senso o importanza
per inquilini che appendono mogli
molli in vestaglia di rosea flanella
nella corrente di un w.c. che ribolle
delle visioni di un folle a piedi nudi
solo e perduto in strade come roveti
dove si sta
come d'estate
le uova strapazzate!
BAR CHIUSI
Bar chiusi per pura cattiveria
sotto i portici lasciano testimoni mute
saracinesche ferree a maglie strette
cigolare al vento di palude.
Risuona l'eco del tintinnio al bancone
dell'incontrarsi dei bordi dei discorsi
non più inespressi di non dati baci
in cocktail gai di cordialità diffusa...
Non resta altro nella sera piovosa
che smanacciare citofoni a caso
luminosi asterischi di esistenze a resa
per scappare dalla nostalgia che assale
certi cuori-occhi di chiocciola socchiusi...
BAÜHAUS
Confidavo sul mio talento cristallino
era nel destino che mi avrebbero notato
restato non sarei quel più di tanto
a mettere puntini sulle “i” dimenticati
da cronisti distratti dall'ansia frettolosa
di mandare il pezzo, di chiudere il giornale...
La zelante puntualità del mio lavoro
fu convocata presto dall'esimio Direttore
“l'importanza della Germania in questo momento:
das Fraülein Merkel, Bayern München, Wünderbar
la Baühaus, Eva Braün e i Würstel, soprattutto”
dettero una svolta alla mia professione
la tanto sospirata spinta all'insù
ma rimasi un po' deluso quando mi ritrovai
a mettere i puntini sulle “ü”!
L'INTRUSO
Intrufolati i gomiti acuminati
negli interstizi tra costole e spalle
il goffo intruso mani di falco predone
ammicca al vuoto simulando a caso
familiarità improbabili mentre assale
occhieggianti tartine salmone e caviale
colmando il bicchiere e il gargarozzo
di prosecco augurale del buffet-meraviglia
disinvolto e indifferente a che tutti
si chiederanno di chi mai sarà amico
lo strano tipo che spinge “con permesso”
ma non scambia una parola con nessuno...